Credenze popolari

 Sfasciare il malocchio

Nelle zone dove tale credenza è ancora diffusa perlopiù donne anziane sostengono di poter diagnosticare l’eventuale presenza del malocchio applicando una curiosa procedura: una goccia d’olio viene lasciata cadere in un piatto contenente acqua. A seconda che la goccia d’olio resti a galla nel piatto o apparentemente scompaia se ne traggono conclusioni circa l’eventuale presenza del malocchio

GIOCHI POPOLARI

gioco della morra

La Morra è un gioco praticato dagli uomini fin dall’antichità e da sempre viene praticato nelle serate estive soprattutto dagli anziani del paese davanti alla locale osteria. Le grida dei Giocatori che buttano i numeri riecheggiano in tutta la vallata

passatella

La passatella è un gioco da osteria che ha le sue origini addirittura nella Roma antica.

Come si gioca: Acquistata collettivamente una damigiana di vino ci si sedeva in gruppo ad un tavolo. Con una conta si eleggeva il Capo ed il Sottocapo i quali decidevano per primi – per via gerarchica – un compagno cui passare il recipiente, in base ad una motivazione narrata con una filastrocca spesso improvvisata.

Scopo del gioco era far sì che il vino fosse consumato da tutti i partecipanti tranne uno detto l’Ormo, deformazione romanesca dell’albero dell’olmo, allo scopo di umiliare una persona caduta in disgrazia o lo zimbello del gruppo, che viene appunto fatto Ormo

viale della rimembranza  

Il piccolo viale che conduce al cimitero di Ancarano di Norcia – ancora chiuso a causa degli eventi sismici del 2016 – è un viale della rimembranza realizzato negli anni immediatamente successivi al Primo conflitto mondiale con l’obiettivo di mantenere la memoria attraverso la piantumazione di un albero per ogni Caduto di guerra.

Furono tredici i Caduti della Grande Guerra ad Ancarano e per ognuno di loro la comunità fece realizzare una piccola piastra metallica con inciso il nominativo e il grado militare che venne apposta sugli alberi piantumati in loro ricordo

Monte Patino

La montagna è composta da due vette disposte su una breve cresta con direzione est-ovest: la vetta principale è quella più occidentale, e con i suoi 1883 m.s.l.m. svetta a picco sopra il paese di Norcia, con la croce installata da Giovanni Paolo II in seguito al sisma del 1979.

Detto popolare, quando Patino mette il cappello, vendi le capre e compra l’ombrello per significare che quando arriva la prima neve è arrivato il freddo inverno ancaranese

Piatti tipici:

La Pizza di Pasqua è una pizza dolce con canditi, uvetta e lievito madre.

L’impasto, una volta fatto, viene messo a riposare e far lievitare per almeno 8 ore in un ambiente riscaldato con il prete, un recipiente ripieno di brace ardente del camino che veniva usato nelle vecchie case per scaldare il letto, e poi messe ad infornare per circa due ore. Tradizione vuole che la mattina di Pasqua la pizza dolce venga mangiata insieme alla corallina, un salame tipico.

fontana della cona pie del colle

Abbeveratoio antico, con le sue panchine da sempre è stata un punto di sosta per coloro che passeggiavano lungo il viale che dall’abitato di Sant’Angelo conduceva a Pie’ del Colle e per coloro che si recavano nel più vicino paese di Campi a fare la spesa

I ruderi di Castelfranco

Castelfranco era un castello di pendio fatto costruire dal Comune di Norcia e il suo stemma viene da sempre utilizzato come simbolo di Ancarano.

Madonna bianca

L’unica grande festa religiosa della comunità è quella dedicata alla Madonna e viene fatta il 15 agosto presso il grande santuario mariano della Madonna Bianca.

La festa è preceduta la sera prima da una processione con la statua della Madonna e tanto di banda musicale che, partendo da Pielarocca e toccando tutti gli altri nuclei abitati della zona, rientra quando è ormai buio nella Chiesa della Madonna Bianca. accompagnata dalla banda musicale,

Durante il suo tragitto la processione la processione si ferma in tutte le chiese ed i luoghi di culto per poi terminare con una breve funzione religiosa ed una cena organizzata dalla locale Pro-Loco.

Tradizioni di Ancarano

La mattina di Pasqua, alla fine della prima messa mattutina, c’è il lascito del pane in ricordo di un lascito di una ricca famiglia del luogo, poi soddisfatto direttamente dalla parrocchia. Era stato fatto proprio perché “Per la Pasqua ogni povero abbia almeno un tozzo di pane”. 

Piantamaggio

La festa che vede raccolta tutta la comunità è quella del Piantamaggio.

Dal tardo pomeriggio del 30 aprile e per tutta la notte gli uomini rubano il Maggio, l’albero più alto del bosco, lo puliscono, lo portano in paese, lo adornano con una bandiera e lo alzano unendolo prima con un ciliegio fiorito

Durante la notte tra una salsicciata e abbondanti bevute al suono i ragazzi del paese andavano a cantare gli stornelli sotto le finestre delle ragazze che desideravano corteggiare. Se il giorno dopo o la domenica successiva la ragazza andava vestita bene in chiesa, la “serenata” era stata accettata ed il futuro fidanzato si poteva presentare a casa della ragazza. In caso contrario la ragazza il sabato successivo, che potesse ricevere un’altra “serenata”, ma con stornelli a dispetto. 

il focaraccio 

La festa è un appuntamento di rito nel calendario delle manifestazioni invernali della valle, quando il 9 dicembre, in occasione del passaggio della Santa casa della Madonna di Loreto, si accendono i famosi focaracci 

L’organizzazione della serata è stata sempre impegnativa e il suo tramandarsi di generazione in generazione è frutto esclusivo della volontà di alcuni gruppi di persone che, pur di rivivere momenti cari ai loro genitori e ai loro nonni, sacrificano molto del loro tempo per la buona riuscita della serata.

Ascensione  

La sera prima dell’Ascensione, con i fasci di potatura che i ragazzini del paese raccoglievano di casa in casa, detti mannocchie, veniva fatto un grande fuoco nei pressi della chiesa parrocchiale e il giorno stesso i pastori distribuivano un piatto di giuncata, latte di pecora appena cagliato e condito con zucchero e mistrà. 

Dopo la messa di rito partiva la processione che raggiungeva l’aietta, una località pista sotto Castelfranco, dove il prete, tra preghiere e scongiuri, allontanava le varie calamità e propiziava un buon raccolto.

Il calendario delle cipolle

La notte tra il 24 era usanza prendere una cipolla e tagliarla in 12 spicchi, che rappresentavano i dodici mesi dell’anno, cospargerli di sale e si posizionarli su un tagliere sul davanzale della finestra rivolto ad oriente, per tutta la notte. All’alba del 25 gennaio, si prende il tagliere e si procede con la lettura: a seconda che il sale sia sciolto o meno, si può prevedere se durante l’anno vi sono precipitazioni o clima secco. 

La chiesetta di San Pietro 

I ruderi della chiesetta di San Pietro si possono vedere addossati alla scoscesa muraglia che una volta cingeva la fortezza di Ancarano. La piccola cappella dedicata alla vergine e denominata la madonna di San Pietro ed era meta di pellegrinaggio fino ad epoca recente proprio in occasione della festa di San Pietro. In particolare la tradizione vuole che gli abitanti della zona di recassero presso la cappella con 7 donne vergini nei momenti di estremo bisogno e per richiedere una grazia di guarigione per i propri cari malati. 

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