Sandro Baldoni e “La Botta Grossa” è stato uno spettacolo speciale in quanto è stato girato nello stesso punto in cui viene riprodotto. 

La comunità di Campi, Il Castello di Campi Alto, I territori della Valle Castoriana e i dintorni, hanno fatto da scenografia per il film documentario La Botta Grossa, che, premiato anche con il nastro d’argento, ha raggiunto un pubblico internazionale arrivando fino in Canada con svariate proiezioni.

Sandro Baldoni con questo film ha illustrato e documentato un pezzo della vita che subito dopo il terremoto del 2016 ha caratterizzato la Valle Castoriana.

Uno spettacolo che vede nella comunità di Campi un esempio per riuscire a sopravvivere e a rimanere attaccati ad un territorio, anche quando le condizioni non sono favorevoli.

L’emozione in alcuni ha preso il sopravvento,  come ci si poteva aspettare. È un film che rimarrà per sempre collegato alla storia e alla memoria di queste persone.

Emanuele Persiani



Feedback del regista:

18/08/2019 a Campi di Norcia    

Sandro Baldoni

Alla serata di proiezione e discussione de “La Botta Grossa” hanno partecipato anche molti dei protagonisti del mio documentario, girato tra il 2016 e 2017 in gran parte proprio a Campi di Norcia e nella zona. Documentario che è uscito con  successo nelle sale cinematografiche delle principali città italiane, ma ha anche partecipato ad alcuni festival internazionali, come il Toronto ICC Festival (proiezioni a Toronto e in altre 8 città canadesi), è stato proiettato a Parigi all’ Istituto di Cultura Italiano e ha vinto il Nastro d’Argento come miglior documentario italiano nel 2017, contribuendo a tenere viva l’attenzione dell’opinione pubblica sulle ferite materiali e morali inferte alla popolazione del Centro Italia da questo terremoto.  

Data la realtà attuale, dopo tre anni di sostanziale immutabilità della situazione, molti di questi spettatori/protagonisti del film hanno espresso il desiderio di poter riprendere l’esperienza, mettendosi a disposizione per una specie di sequel de “ La Botta Grossa”. 

L’esperimento potrebbe essere interessante: cosa è successo ai protagonisti del film durante questi anni? Com’è cambiata la loro situazione materiale, e come è cambiato di conseguenza il loro stato d’animo? Quali sono stati i risultati di quella forte reazione morale che hanno dimostrato subito dopo il terremoto, e che ci hanno fatto vedere nel film? Che ne è stato di quel senso di riscoperta del valore della Comunità che hanno saputo mettere in atto subito dopo l’evento? Come si sta sviluppando il progetto di rinascita “Back To Campi”, un esperimento di microeconomia unico nel suo genere messo in atto dalla comunità di Campi subito dopo il terremoto e studiato anche dall’Università Bocconi di Milano? 

Quindi, perché no, si potrebbe fare un “La Botta Grossa 2”, magari sfruttando soprattutto il mezzo più “personal” che la tecnologia  oggi ci offre: facendo usare alle persone i loro smartphone (o mettendone  a disposizione alcuni a chi non ce li ha) per raccontare ciascuno a modo suo la propria storia e quella della propria famiglia, come è continuata in questi anni (e oggi) la loro esperienza al cospetto del sisma e di tutte le sue conseguenze. 

Questo – opportunamente preparato attraverso un lavoro di istruzione e coordinamento da parte di regista e tecnici – potrebbe dar vita a un mosaico di storie, riflessioni, spunti tragici e anche comici (come si sa, la commedia è sempre molto vicina alla tragedia) sulle esperienze, le paure, gli attimi di dolore per ciò che si è perso ma anche di felicità per i risultati raggiunti e le nuove esperienze realizzate anche a causa del terremoto. 

Un mosaico di immagini e parole spontanee elaborato direttamente  da parte dei membri di comunità rurali che affondano le loro radici nel passato,  attraverso l’uso del mezzo tecnologicamente più avanzato che ci sia: lo smartphone. 

Da proiettare nelle sale italiane e da proporre nei festival di cinema, o anche diffondere via web.